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    Allarme listeria, a Foggia il primo caso. Controlli nei supermercati, anche a Cerignola

    Ricoverata una donna incinta. Paura per un 55enne finito in Rianimazione. Controlli su tutta la filiera alimentare

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    Al «Riuniti» di Foggia c’è una donna ricoverata già da una settimana che solo ieri ha lasciato la Rianimazione. È il primo caso di listeriosi invasiva registrato in Puglia, e sta creando parecchia apprensione nel sistema sanitario pugliese: il batterio che si nasconde nel cibo è considerato pericolosissimo, e a livello nazionale i controlli capillari partiti ormai da mesi non sono riusciti a tracciare con certezza la fonte del focolaio. La tensione è alta anche perché ieri sempre a Foggia è stato ricoverato in Rianimazione un 55enne, per un contagio al momento soltanto sospetto. Il numero di casi di listeriosi registrato in Italia dal 2020 a oggi (3 morti e 71 contagi) è sensibilmente superiore rispetto a quelli del passato. Ma ricostruire le catene di contagi non è semplice. Di certo sono riconducibili a cibo contaminato. La paziente foggiana (che è incinta) potrebbe aver mangiato wurstel contaminati. Il 55enne un tramezzino salmone e maionese del marchio «Allegri Sapori» acquistato in un supermercato. A seguito del contagio già confermato, notificato sabato della scorsa settimana, la Asl di Foggia ha effettuato una serie di ulteriori verifiche nei supermercati di Foggia, Cerignola e Orta Nova: è emerso che i tramezzini incriminati, già oggetto di un ordine di richiamo diramato dal ministero della Salute il 4 ottobre per via della positività riscontrata, erano stati ritirati dal commercio da tempo. Una conferma della pericolosità del batterio, il cui tempo di incubazione è in media di 3 settimane e può arrivare anche a 70 giorni.

    Nei primi giorni di novembre i Nas hanno compiuto ispezioni e sequestri in tutta Italia, verificando 1.095 aziende e rilevando irregolarità in 335 strutture, con oltre 14 tonnellate di alimenti finiti sotto sequestro. I controlli hanno riguardato in particolare il Foggiano, in particolare le strutture della grande distribuzione che sono risultate clienti dei produttori finiti nel mirino. Il tramezzino oggetto del richiamo proviene da uno stabilimento del Milanese che ha rapporti commerciali con la catena Penny Market. Il dipartimento Salute della Regione già a fine ottobre ha diramato una circolare a tutti gli ospedali per fornire indicazioni operative sulla sorveglianza e la prevenzione della listeriosi. Il documento, inviato nuovamente ieri, richiama le disposizioni del ministero della Salute e impone a tutti gli ospedali di segnalare immediatamente gli eventuali casi «invasivi» di positività, mentre le Asl devono effettuare un’indagine epidemiologica per provare a ricostruire la fonte del contagio. Un meccanismo che serve a tenere sotto controllo la situazione, consentendo ai Dipartimenti di prevenzione (che operano in collaborazione con i Nas) di intervenire tempestivamente e verificare gli eventuali cibi contaminati presenti in commercio.

    In Puglia il sistema di allerta è già scattato a inizio mese a seguito della segnalazione di sospetta positività della donna poi ricoverata. Le verifiche negli esercizi commerciali hanno riguardato in particolare alcuni marchi di wurstel, anche questi già oggetto di richiamo (in alcuni casi fin dall’estate). «I tempi lunghi di incubazione – dice la professoressa Maria Chironna, direttore del Laboratorio di epidemiologia molecolare del Policlinico di Bari -, rendono molto difficoltoso comprendere quale alimento possa essere stato alla base del caso. È come cercare un ago in un pagliaio. Bisogna poi dimostrare che il ceppo trovato nell’alimento coincide con quello che ha dato infezione. Ovviamente parliamo della listeria che dà forme invasive, perché questo agente in alcuni casi può dare forme di sepsi e meningiti. E la listeriosi contratta in gravidanza può colpire i neonati causando sepsi».

    Massimiliano Scagliarini
    La Gazzetta del Mezzogiorno

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