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    Fenomeno Neet, serve più sinergia tra le istituzioni

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    Non studiano, non lavorano e non hanno in animo di procurarsene uno: in Puglia i Neet (come scriveva la «Gazzetta» dei giorni scorsi) sono 200mila. Per l’europarlamentare Chiara Gemma «la scuola, la formazione, le istituzioni e l’università insieme possono svolgere un ruolo chiave per invertire una tendenza che è un’emergenza non più procrastinabile». «Queste cifre da capogiro – continua l’europarlamentare – devono generare una riflessione costruttiva. Se due ragazzi su tre in Puglia sono Neet (Not in Education, Employment or Training) e se la Puglia è tra le sei regioni italiane in cui gli occupati sono in numero inferiore ai Neet, ognuno di noi deve sentirsi investito della responsabilità». Nell’analisi della deputata, attenta ai temi della formazione e dell’Università, non si può prescindere dalla definizione di tavoli decisionali appositi che coinvolgano istituzioni, imprese e le agenzie educative per antonomasia. «Stabilendo un patto di collaborazione trasversale, scevro dalla mera erogazione di nozioni, i ragazzi devono essere proiettati verso le priorità determinate dal mercato del lavoro. Tutto ciò passa dall’aumentato bisogno di “formarsi” che sia in ambito tecnico, umanistico o scientifico». Secondo Chiara Gemma, solo riscoprendo il significato etimologico del lemma «educazione», si potrà imboccare una via meno preoccupante di quella attuale.

    «Come possiamo educare i nostri ragazzi? Solo facendo convergere gli sforzi e responsabilizzando ogni braccio della società. E se educare, con un salto nel passato, ci consegna un concetto tra i più poderosi, quello di estrarre, condurre dal proprio essere all’esterno, è li che si deve tornare, al prendere per mano, al percepire l’educazione come un dovere collettivo che non escluda nessuno. Come?». «Occorre – conclude l’europarlamentare – un impegno che inneschi reazioni a cascata in cui istituzioni sociali, civiche ed educative si rendano attrattive, perché non si parli più di Neet. Fenomeno questo che, tra l’altro, denunciando una stortura sotto gli occhi di tutti, finisce con alimentarla. Plauso alle iniziative promosse dall’Università degli Studi Aldo Moro che accendono i riflettori su un tema che sembrava dimenticato».

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