Se il Piano delle Fosse granarie non pare troppo curato, le porzioni secondarie del monumento giacciono in evidente stato di abbandono. È il caso del rettangolo che affaccia tra via Pietro Mascagni e vicolo III Melfi, una zona in cui la cura e il taglio dell’erba mancano da tempo. Fango e erbacce caratterizzano un pezzo di questo presidio culturale, che ha visto rimossi anche i piloni in cemento che impedivano l’accesso alle auto. Le fosse granarie, monumento unico nel suo genere, patrimonio della storia e della tradizione a vocazione agricola di Cerignola, ma anche della specifica produzione di cereali che nel Tavoliere delle Puglie vedeva il centro ofantino centrale, sono passate dall’essere monumento da preservare a luogo di erbacce, deposito rifiuti e deiezioni animali. Oltre alla grande porzione centrale vi sono altri piccoli slarghi, tra cui quello citato e quello tra via Mascagni e via Santa Maria di Ripalta, attualmente ricoperto di escrementi di cane. Quel che manca, oltre la pulizia, è anche la cura del verde, il taglio dell’erba, in poche parole il decoro.
Oggetto di recente rifacimento, l’intero Piano è stato completato a maggio del 2018, con la consegna del terzo stralcio, la parte tra via Ofanto e via Mascagni, per la quale si è previsto l’inserimento di alcune piante a fronte di un primo e secondo stralcio di lavori che non avevano previsto null’altro che un basamento realizzato con uno speciale cemento che evitasse infiltrazioni e danni alle fosse. L’idea dell’allora amministrazione era quella di realizzare un vero e proprio Parco Archeologico Urbano e di estendere i lavori anche al resto del monumento.
Allo stato attuale la porzione più corposa risulta poco curata, piena di deiezioni animali; quella con le piante ornamentali poco curata; le parti limitrofe, dove insistono comunque delle fosse, mal ridotte, come si evince dalle immagini. «A sporcare sono le persone e, prima dei cani, è l’inciviltà dei proprietari degli animali – afferma seccamente un residente -. Però non è immaginabile che non si faccia nulla per pulire, che non vi sia un servizio predisposto che ogni 2 o 3 giorni si dedichi alla pulizia del Piano delle Fosse. E poi mi chiedo come mai in questa città non si taglia più il verde. Guardate gli alberi in via Pavoncelli, di fronte al Piano delle Fosse. I rami entrano nelle case. E sul Piano delle Fosse l’erba si taglia ogni due, tre mesi». Dello stesso avviso un residente di via Ofanto: «questa zona è al centro del paese, non si rendono conto di come è messa. Non passa mai di qua chi dovrebbe provvedere a far pulire?» si chiede. Che il Piano delle Fosse abbia vissuto tempi migliori, nei quali, almeno sotto il profilo della cura, si provava a tenerlo in uno stato degno, è un dato di fatto. Che oggi sia in uno stato non definibile decoroso è altresì vero. Il punto è che oggi urge fornire delle risposte ai residenti della zona, che richiedono semplicemente atti di ordinaria amministrazione: pulizia e decoro.
Gennaro Balzano
La Gazzetta del Mezzogiorno