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    L’intervista a Tiziano Schiena (MSH). Una voce da Odessa

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    È sotto i nostri occhi il più grande esodo di massa dalla Seconda Guerra Mondiale. Oltre quattro milioni di ucraini sono già stati costretti a scappare dalle proprie case, diventate bersaglio delle bombe. Sono felice di condividere con voi la mia chiacchierata telefonica (del 04/04/22) con Tiziano Schiena, attivista italiano, membro del direttivo nazionale di Mediterranea Saving Humans, l’associazione attiva da oltre tre anni nel Mediterraneo con operazioni di monitoraggio e soccorso di migranti. Seguendo il motto numero uno dell’associazione “Prima si salva, poi si discute”, ultimamente è partita per l’Ucraina su due confini diversi: Leopoli e Odessa.

    Ieri eri ad Odessa, in pratica sotto le bombe russe? «Sì, esatto. Fortunatamente non abbiamo corso nessun rischio reale, anche se le bombe sono arrivate a poco più di quattro chilometri dal nostro albergo. Hanno colpito una raffineria che sembrava vuota, ma chi viveva lì intorno ha sentito e visto tutto. Una enorme colonna di fumo copriva tutto il cielo della città e le fiamme erano visibili anche a distanza. Poi hanno bombardato ancora verso le due di notte».

    Ma com’è la situazione, che aria si respira? «Una città svuotata anche se c’è una strana sensazione di semi normalità, nel senso che un pezzo di vita degli abitanti continua ad andare avanti, in attesa di quello che potrebbe accadere da un momento all’altro. Il centro è letteralmente militarizzato. È vietato fare fotografie, ci sono decine di check point con il rischio di andare in galera fino a 3 anni. È comprensibile la paura di infiltrazioni o sabotaggi russi».

    Qual è il vostro apporto in quelle zone? «La prima missione a Leopoli ha visto il coinvolgimento di un equipaggio formato da attivisti e volontari di diverse realtà sociali d’Italia con lo scopo di giungere in Ucraina con viveri e farmaci e tornare indietro con profughi, nel primo tentativo di creazione di un grande corridoio umanitario dal basso. Siamo riusciti a portare in Italia 177 persone. L’altra importante operazione “Stop the war now” è la carovana promossa da oltre 40 associazioni italiane, tra cui la fondazione Giovanni XXIII, Un ponte per, Libera, Arci ed altre. Una colonna di solidarietà composta da 70 van e circa 200 attivisti che ha trasportato oltre 40 tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile di Leopoli. E chiaramente rientrata anch’essa carica di profughi da accogliere in Europa».

    E tu perché ti trovavi ad Odessa allora? «Siamo qui in ricognizione, per recuperare contatti e agganci perché stiamo valutando di aprire un fronte umanitario anche in questa parte dell’Ucraina. Stiamo capendo se arrivare ad Odessa o se fermarci in Moldavia. In realtà questa zona è molto più pericolosa, perché più esposta e facilmente attaccabile. Siamo partiti l’8 marzo e abbiamo concluso questa notte. Abbiamo raccolto informazioni e contatti tra Romania, Moldavia e in questi ultimi giorni Odessa. Al momento ci sono già organizzazioni che si occupano di accompagnare persone da Odessa, Mykolaïv o Kherson verso Palanca, il confine con la Moldavia. Qui scendono e autobus pronti sull’altra parte del confine li portano a Chisinau, la capitale. La Moldavia sta facendo uno sforzo enorme. L’attenzione dei media è concentrata molto sul confine polacco, ma anche qui c’è molto da  fare. La Moldavia ha anche meno mezzi della Polonia e il conflitto si sta spostando in questa zona».

    Rispetto all’invio di armi, qui si porta ben altro…«La solidarietà credo sia un’arma fortissima. Le masse di migranti create dalla guerra sono un fattore di cui gli aggressori tengono sempre conto prima di preparare un attacco. Ma in questo caso Putin ha fatto male i conti, è l’arma in meno che ha in questa aggressione indicibile. È per lui un muro impossibile da respingere. Riguardo a noi europei, nonostante lo schifo in Libia rispetto ai migranti e all’accoglienza, con gli ucraini sta funzionando, magari non tanto a livello logistico, ma sicuramente è emersa una grande disponibilità della gente (dalla Moldavia all’Italia) a contrastare questa catastrofe, un gran cuore».

    Grazie Tiziano, grazie per quello che fate, sentiteci tutti vicini. «Grazie a te. Un attimo Vincenzo, sarebbe bello se riuscissimo a far partire una spedizione anche dalla provincia di Foggia: portiamo viveri e medicinali e riportiamo indietro persone…risentiamoci». Proviamoci…

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