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    Relazione semestrale Dia: la criminalità cerignolana è l’«anello di congiunzione» tra le mafie pugliesi

    Dalla Bat alla Basilicata, sempre più stretti i legami con i clan delle zone limitrofe. Ecco la geografia della mafia ofantina

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    Se i clan egemoni sul territorio rimangono quelli “storici” (Piarulli e Di Tommaso) e i “business” principali si confermano essere le rapine a TIR e portavalori nonché il traffico di armi e stupefacenti, il quadro che emerge dall’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) descrive una mafia cerignolana sempre più centrale nelle dinamiche criminali pugliesi. Gli inquirenti la definiscono infatti come «l’anello di congiunzione tra fenomeni criminali diversi (mafia garganica, società foggiana, criminalità andriese, bitontina e barese) in molte delle attività illecite che spaziano dalla ricettazione di merci rubate al riciclaggio di automezzi di grossa cilindrata ed ai furti di mezzi agricoli ed autovetture, dalle estorsioni al traffico di stupefacenti e armi fino ai reati predatori, come le rapine ai TIR e gli assalti ai bancomat ed ai portavalori anche fuori regione».

    Ma sarebbe il mercato della droga a legare maggiormente la mala di Cerignola con le altre cosche locali. L’inchiesta “Green Power” nell’ottobre 2021 avrebbe svelato l’esistenza di un sodalizio con i gruppi criminali di Trinitapoli nella coltivazione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’operazione, sia a Cerignola che a Trinitapoli, sono state emesse ordinanze di custodia cautelare «nei confronti di cinque persone tutte residenti in Trinitapoli (BT), ritenute responsabili in concorso di coltivazione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. A carico degli indagati sono stati raccolti inconfutabili indizi in ordine alla riconducibilità di una piantagione di canapa composta da 4862 piante sequestrata il 6 luglio 2021». L’indagine “Dolus” nel novembre 2021 avrebbe dimostrato i collegamenti tra la criminalità cerignolana e un gruppo delinquenziale di Canosa di Puglia, delineando anche «il progressivo affermarsi dell’efferato carisma criminale di un soggetto riuscito ad imporsi nel mercato della droga, diventando un punto di riferimento nello spaccio a Canosa». Anche ad Andria «la criminalità organizzata in rapporti privilegiati con la malavita cerignolana soprattutto nell’ambito degli stupefacenti e in quello predatorio». Spostandosi dalla BAT ai Cinque Reali Siti, a Stornara, anche il sodalizio dei Masciavé risentirebbe dell’influenza della criminalità organizzata cerignolana, «che utilizzerebbe quel territorio come base logistica per le proprie attività illecite». L’influenza dei clan si estenderebbe anche nella vicina Basilicata. In particolare, «preoccupante è la situazione nell’area del melfitano che essendo limitrofa a Cerignola (FG) risente delle influenze criminali di quella città».

    Non solo accordi con la criminalità locale: la mafia cerignolana sarebbe sempre più in grado di insinuarsi nell’economia locale. In particolare, i clan starebbero infatti espandendo la propria area di influenza, soprattutto nelle aree limitrofe al Basso Tavoliere. «Le ingenti disponibilità di mezzi e risorse economiche – si legge nella relazione – hanno consentito al gotha di quell’organizzazione mafiosa i cui più alti rappresentanti si individuano nei vertici del clan PIARULLI una progressiva azione di espansione economica “occupando” aree delle province di Foggia e della BAT attraverso l’infiltrazione nel tessuto economico di quei territori resa possibile da un efficace sistema di reimpiego e schermatura dei proventi illeciti».

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