In una stanza lontano da quella dov’erano i tre presunti aguzzini, e con accanto una psicologa a darle sostegno, la ragazza ha risposto per quasi due ore alle domande del gip e ricostruito quei 50 minuti da incubo vissuti la sera del 23 ottobre 2022 in un garage di Cerignola teatro della violenza sessuale. La testimonianza della vittima dello stupro è ora prova acquisita agli atti processuali, dopo essere stata interrogata con la forma dell’incidente probatorio chiesto dal pm Roberta Bray. L’indagine di Procura e Polizia si avvia verso la conclusione: 4 gli indagati, tre dei quali arrestati il 18 gennaio su ordinanze cautelari in carcere. Si tratta di Domenico Tricarico, ventenne; del coetaneo Domenico Longo, difesi dall’avv. Rosario Marino; e del ventunenne Pasquale Pepe, assistito dagli avvocati Daniela Carbone e Barbara Calvio. Sono accusati di violenza sessuale e di aver fatto fumare alla ragazza uno spinello di hashish. Indagato a piede libero un altro giovanissimo cerignolano con una posizione marginale: è l’intestatario del box teatro della violenza, accusato di aver reso false dichiarazioni quando fu interrogato il 28 ottobre, a distanza di 5 giorni dai fatti.
E’ presumibile che i difensori dei tre presunti stupratori opteranno per il giudizio abbreviato (se c’è condanna, pena ridotta di un terzo) davanti al gup quando si arriverà alla fissazione del processo. I genitori della vittima sono rappresentati dall’avv. Matteo Perchinunno. L’incidente probatorio si è svolto in Tribunale davanti al gip Maddalena Grippo che firmò le ordinanze cautelari; che ha accolto la richiesta del pm di incidente probatorio; e che ha fatto da filtro tra pm, avvocati e la ragazza, rivolgendole le domande come da prassi in interrogatori di minori.
E’ la terza volta che la vittima racconta quella domenica sera di terrore: la prima poche ore dopo la drammatica esperienza; quindi il 2 novembre; adesso con le sue parole cristallizzate e che entrano nel processo, per cui non verrà più chiamata a deporre. Sulla scorta del racconto della minorenne; di riprese video grazie a una telecamera situata nei pressi del garage; di intercettazioni e di acquisizione di alcuni messaggi telefonici, l’accusa ricostruisce così la vicenda: la minore la sera del 23 ottobre incontrò Tricarico che aveva conosciuto su Instagram; insieme raggiunsero il garage dove c’erano Longo, cugino di Tricarico, e Pepe. Alla ragazza fu fatto fumare uno spinello; si sentì stordita, sedendosi sul divano: cominciarono le molestie, lei provò a ribellarsi e intimare loro di non toccarla; i tre indagati – prosegue l’atto di accusa – la bloccarono alle spalle, Longo la denudò, cominciarono le violenze; la minacciarono di ammanettarla se non fosse stata ferma; la insultarono; le sputarono in faccia. “Ero completamente inesistente, ho iniziato a essere immobile, speravo solo che facessero presto e finissero” raccontò. Dopo averla violata, le consentirono di rivestirsi ma non di riprendersi un reggiseno, che la Polizia rinvenne nel box appeso al muro con sopra la scritta: mafia; “come una sorta di trofeo” scrisse il gip nell’ordinanza cautelare. La violenza durò 50 minuti: emerge dal video che registrò l’ingresso nel box della ragazza e Tricarico alle 21.07; e alle 21.58 filmò ancora Tricarico, Longo e la vittima uscire: la minore fu riportata in auto in centro.
Redazione Cronaca
La Gazzetta del Mezzogiorno