Un incontro avvenuto a Roma fra l’attore cerignolano Rosario Borrelli (in arte Borelli), il regista Turi Vasile, lo sceneggiatore Antonio Margheriti e i vertici della Titanus, una gara in trasferta dell’Audace Cerignola sul campo di Ceccano, a circa un’ora d’auto dalla Capitale, e la clamorosa mancata qualificazione della Nazionale Italiana ai Mondiali di Svezia del 1958: tre elementi all’apparenza poco attinenti fra loro, ma che hanno concorso a porre le basi per «Gambe d’oro», pellicola girata a Cerignola (e in parte a Foggia) con protagonista il “principe della risata”, Totò.
Nel film del 1958, Totò interpreta il barone Luigi Fontana, burbero imprenditore vitivinicolo nonché presidente della squadra di calcio del Cerignola, militante in IV serie e che insegue il salto di categoria. Alle vicende sportive si affiancano quelle personali dei calciatori, fra amori, lavoro, qualche peripezia e il sogno di sfondare nel calcio. Si tratta di una delle prime opere cinematografiche italiane a mettere al centro il mondo del pallone. Il cast del film può vantare attori come Memmo Carotenuto, Dolores Palumbo, Paolo Ferrari, Scilla Gabel, Rossella Como, la partecipazione di Luigi Origene Soffrano (caratterista divenuto popolarissimo nei decenni successivi come Jimmy il Fenomeno) e il nostro Rosario Borrelli, quest’ultimo nel ruolo di Franco, uno dei giocatori di punta della squadra. Il film è prodotto dalla casa cinematografica Titanus, con la regia di Turi Vasile, che in Puglia nello stesso anno girò “Promesse di marinaio”, a Taranto, sempre per la sceneggiatura di Antonio Margheriti.
Nella serata di venerdì 29 dicembre, nella Sala Convegni di Palazzo Fornari a Cerignola, è stato presentato un volume che ripercorre la genesi della pellicola attraverso documenti e i racconti dei suoi protagonisti: «Gambe d’oro – Cronistoria di un’avventura cinematografica in terra dauna», opera di Michele dell’Anno. Con l’autore hanno animato l’incontro gli storici locali Franco Conte e Antonio Galli, l’assessore alla Cultura e Sport del Comune di Cerignola, Rossella Bruno, e l’artista Giustina Ruggiero. «Quella del libro è un’idea che si è sviluppata man mano – racconta dell’Anno a lanotiziaweb.it -. Alla base c’è un progetto su Totò, dopodiché c’è stato l’intervento dell’Associazione Cultura e Ambiente di Foggia che ha formato nel 1986 un ‘Totò club’. Personalmente, nel 1983, avevo già intervistato Rosario Borrelli qui a Cerignola, e nacque un altro volume intitolato “Il cinema di carta”. Unendo le diverse cose, l’idea di raccogliere i manifesti, le locandine, le fotobuste e le interviste con i protagonisti, il progetto è andato avanti». Un progetto in cui è stata decisiva anche la sua professione: «Nel 2000 torno a Cerignola per insegnare al Liceo Artistico. A quel punto faccio conoscenza con l’indimenticabile assessore alla Cultura, Rossella Rinaldi, e si dà vita con lei al progetto “Totò si nasce”, una rassegna in piazza. Da lì l’idea di contattare la figlia di Totò, Liliana De Curtis, e quindi allestimmo una doppia mostra sul Principe».
Si giunge all’ultimo tassello di questo pluriennale percorso: «Mancava il contributo delle comparse del film. Avevamo incontrato Francesco Monopoli, soprannominato “Molotov” per la sua esplosione di allegria, e la famiglia Grimaldi, imparentata con i Borrelli. Quindi nasce l’idea di raccogliere le testimonianze sul posto. È un percorso di ricerca che è tutt’oggi ancora in atto. Il libro è la cronistoria dell’origine di questo film. Un’idea sbocciata nel cervello di Rosario Borrelli, a Roma, con la Titanus, il regista Turi Vasile e lo sceneggiatore Antonio Margheriti. Era il 1957 e avevano appena finito di girare il film “Classe di ferro”. Il 1958 era l’anno dei Mondiali di calcio in Svezia, ma l’Italia fallì la qualificazione. Come mai? Perché mancarono “gioco di squadra” e “ritmo”. L’assenza di questi due pilastri, sulle note del calipso, furono le basi per la realizzazione del film (elementi, non a caso, presenti anche nella colonna sonora, composta dal celebre M° Lelio Luttazzi!, ndr)». Sul perché venne scelta Cerignola, l’autore spiega che «era una città apprezzata per la sua tradizione di uomini illustri, Di Vittorio in primis, e per altre caratteristiche come le fosse granarie, le enormi botti di vino di Torre Quarto. Niente di più facile che trasferirsi qui». Turi Vasile fu entusiasta dell’accoglienza ricevuta dalla città. Le riprese durarono circa due mesi, durante i quali non sono mancati aneddoti curiosi ed esilaranti: «Una curiosità riguarda i comizi, con la popolazione che non andava ad ascoltare quelli veri, dei politici, ma quelli recitati da Totò quando si affacciava sul balcone. Ad un articolo dell’epoca che lo definì “disturbatore di comizi”, rispose: ‘si vede che sono più credibile come onorevole che come attore’».
“Gambe d’oro” è stato il 53° film della nutrita carriera cinematografica di Totò. Un film che, in prima battuta, non venne granché apprezzato dalla critica, ma che col trascorrere del tempo ha visto crescere consensi e produrre recensioni lusinghiere. La pellicola è una finestra che permette di affacciarsi sulla Cerignola di una volta, colei che è stata l’interprete principale, come sottolineato dalle penne locali di allora.