Si è concluso con 15 condanne a complessivi 105 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione, con pene oscillanti da 18 mesi sino a quasi 18 anni, il processo abbreviato “Cocktail” a 15 imputati per lo più cerignolani accusati a vario titolo di traffico e spaccio di droga, corruzione di un carabiniere, possesso illegale di armi, un maxi-furto di 14 auto, favoreggiamento. La sentenza è stata pronunciata dal giudice per le udienze preliminari di Bari Rosa Caramia; la scelta del rito abbreviato ha comportato la riduzione di un terzo delle pene. Nell’udienza del primo dicembre il pubblico ministero Luciana Silvestris della Dda chiese 15 condanne per complessivi 135 anni e 5 mesi di carcere; i difensori chiedevano assoluzioni e in subordine condanne al minimo della pena. In 24 furono raggiunti da ordinanze cautelari nel blitz del 16 marzo 2023; per 14 coimputati processo con rito ordinario in corso in Tribunale a Foggia da settembre 2023.
Il nucleo centrale dell’inchiesta “Cocktail” basata principalmente su intercettazioni, è rappresentato dal traffico di droga. Tre i clan che commercializzavano essenzialmente cocaina, ma anche hashish e marijuana senza peraltro essere in concorrenza e facendo affari insieme. La pena più pesante – 17 anni, 9 mesi e 10 giorni a fronte di 18 anni chiesti dal pm – il gup l’ha inflitta a Antonio Todisco, ritenuto al vertice di uno dei tre clan di trafficanti. Inflitti 13 anni e 4 mesi (16 anni e 9 mesi la richiesta dell’accusa) a Fabio Natale Tressante coinvolto sia nel traffico di droga quale presunto braccio destro di Todisco, sia nel filone relativo al maxi-furto di 14 auto da uno stabilimento di Melfi, cui è collegata l’accusa a Tressante d’aver corrotto un appuntato dei carabinieri (uno dei 14 coimputati del giudizio ordinario in corso al Tribunale di Foggia) con una mazzetta di 1500 euro per avere notizie sullo stato delle indagini.
Tra i condannati, ma a “soli” 20 mesi per un episodio di spaccio con assoluzione dalla più grave imputazione di traffico di droga quale fornitore stabile del clan capeggiato da Todisco, c’è Arcangelo Brandonisio, 63 anni, nome storico della mala cerignolana, coinvolto e condannato nel maxi-processo Cartagine degli anni Novanta alla mafia del basso Tavoliere. Il gup in sentenza ha disposto la restituzione a Brandonisio di un fabbricato e 5 terreni che furono sequestrati in occasione del blitz Cocktail; dissequestrati e restituiti anche fabbricati e terreni che furono sequestrati a Todisco e Zagaria.
L’inchiesta sfociò nel blitz di Direzione distrettuale antimafia e carabinieri del 16 marzo 2023 con l’esecuzione di 24 ordinanze cautelari firmate dal giudice per le indagini preliminari di Bari: 22 in carcere, 1 ai domiciliari, 1 sospensione dal servizio per l’appuntato dei carabinieri che respinge le accuse d’essere stato corrotto. La Dda al termine delle indagini chiese il rinvio a giudizio di 29 persone per 59 capi d’accusa per reati datati 2017/2018: sono 3 le contestazioni di traffico di droga di cui rispondono 21 dei 29 imputati; 42 episodi di spaccio; 8 di detenzione/porto illegale/ricettazioni di fucili, pistole e mitra Kalashnikov; il maxi-furto di 14 auto tra Jeep Cherokee e Fiat 500 rubate il 22 luglio 2017 alla “Stirla” di Melfi; la correlata imputazione di corruzione contestata a presunto corrotto (il carabiniere) e presunto corruttore (Tressante); estorsione; favoreggiamento; ricettazione; e il tentato omicidio di un automobilista che il 7 luglio 2017 fu massacrato di botte, ricoverato inizialmente in prognosi riservata e operato d’urgenza per asportare la milza, tutto per “punirlo” in seguito a un litigio per questioni di circolazione stradale avvenuto qualche giorno prima. Della brutale aggressione risponde un presunto trafficante di droga che è sotto processo a Foggia. (tratto da lagazzettadelmezzogiorno.it)