Dalla Puglia all’Africa orientale, passando attraverso Roma, per abbracciare un progetto volto a risollevare le condizioni di un presidio ospedaliero necessario ad una vasta comunità. È la storia di Antonio Iaculli, giovane medico di Cerignola e prossimo alla specializzazione in Anestesia e Rianimazione al Policlinico Gemelli della Capitale. Tempo fa il nostro concittadino ha sposato il progetto avviato da un’associazione benefica e dalla sua scuola di specializzazione, grazie al quale si è potuto spendere in prima persona in una missione di volontariato all’Allamano Makiungu Hospital in Tanzania: «L’ospedale si trova vicino la città di Singida, in una delle regioni rurali e più povere del Paese. Grazie all’instancabile lavoro del suo responsabile, Padre Alessandro Nava, una struttura vecchia e decadente è stata completamente rimodernata, con la costruzione di un nuovo edificio che la ospita», racconta il dottor Iaculli.
L’ospedale è dotato anche della Terapia Intensiva, dove Iaculli opera con altri colleghi, descrivendola come un luogo tanto difficile, per via della sofferenza che vi si incontra, quanto fondamentale. Un posto dove il giovane medico non solo ha curato la sofferenza, ma dalla stessa è stato profondamente toccato: «Se pensate di conoscerla, se pensate che i vostri problemi quotidiani siano insormontabili o senza via di uscita, vi invito a venire qui e conoscere cos’è la vita, la morte, la speranza e la disperazione», afferma senza mezzi termini. Antonio Iaculli, con i suoi compagni di squadra, sta dando tutto sé stesso per questa importante causa. Ma è un’importante causa che, per poter continuare a dare i risultati per cui è nata, necessita adesso di ulteriore aiuto: «Sono qui a chiedere a voi un contributo per fare la differenza, dove anche un minimo sforzo può portare luce a chi non ne ha – spiega il giovane medico, che ha aperto una raccolta fondi su gofundme.com -. Nonostante questa venga considerata una terapia intensiva avanzata per il Paese, mancano strumenti e materiali di base, essenziali per la sua esistenza stessa. Lavoriamo con ventilatori meccanici spesso mal funzionanti, che smettono di funzionare d’improvviso, inadeguati per i bambini più piccoli. Mancano strumenti di base, dal monitoraggio, quali bracciali della pressione o elettrodi dell’ECG, al trattamento del malato, come tubi endotracheali o farmaci».
L’obiettivo di questa campagna è riuscire ad acquistare almeno un ventilatore polmonare, idoneo per i pazienti in tenera età, e ciò che serve per l’ordinario funzionamento di una terapia intensiva. Perché il 40% dei pazienti ricevuti nel presidio ospedaliero è composto da bambini. «Potete immaginare il senso di frustrazione nell’avere un bambino di 5 mesi in coma farmacologico, e non avere la possibilità di sapere la sua pressione arteriosa? O avere un bambino di 2 mesi gravemente disidratato e malnutrito e non poter monitorare i suoi parametri vitali? Ogni contributo, dal più piccolo al più sostanzioso, può cambiare questa situazione – conclude Iaculli, lanciando il suo forte e chiaro appello -, donando speranza a chi non ne avrebbe altrimenti. Vedere i nostri pazienti in queste condizioni è tremendo». Di seguito il link dal quale reperire ulteriori informazioni e poter donare il proprio contributo.