Arrestato a distanza di 8 anni dal duplice omicidio, è tornato in carcere per scontare 18 anni Francesco Lastella, 53 anni, cerignolano, ex impiegato del cup per le prenotazioni delle visite mediche, riconosciuto colpevole in tre gradi di giudizio d’aver accoltellato i concittadini Giuseppe e Francesco Dell’Olio, padre e figlio rispettivamente di 65 e 24 anni, uccisi il pomeriggio del 12 dicembre 2016 in un garage di via dei Tulipani al rione Fornaci, in uso all’imputato. Lastella si occupava del disbrigo delle pratiche di riabilitazione di Francesco Dell’Olio in seguito alle lesioni riportate in un incidente stradale; le vittime lamentavano i tempi lunghi. Arresto-bis atteso per Lastella perché lo scorso 16 luglio la Cassazione rigettò il ricorso della difesa e rese definitiva la condanna; ora è stato eseguito l’ordine di carcerazione.
Il cerignolano fu arrestato nell’immediatezza del delitto; dopo 4 mesi, l’11 aprile 2017, fu posto ai domiciliari; venne scarcerato a gennaio 2018 per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. In primo grado il gup di Foggia il 19 giugno 2019 lo condannò a 20 anni nel giudizio abbreviato con sconto di un terzo. La corte d’assise d’appello di Bari il 3 maggio 2023 confermò la colpevolezza e ridusse la pena a 18 anni. Nel luglio scorso infine il sigillo della Suprema corte che respinse la richiesta degli avv. Antonello De Cosmo e Giuseppe Perrone, di annullare la condanna e ordinare la celebrazione di un nuovo processo d’appello: per i legali si trattò di legittima difesa e in subordine l’eccesso colposo. I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile nei tre gradi di giudizio con l’avv. Francesco Santangelo. A fronte di 18 anni, Lastella ne ha scontato poco più di uno di carcerazione preventiva.
A accusarlo c’erano innanzitutto le dichiarazioni in punto di morte di Giuseppe Dell’Olio, soccorso dalla volante sul luogo del delitto. Riferì agli agenti: “è stato lui, prima ha ammazzato mio figlio, dopo ha colpito me con questo coltello”, indicando l’arma trovata su un letto. Nelle dichiarazioni rese a investigatori e pm poche ore dopo il duplice omicidio, Lastella sostenne che Giuseppe Dell’Olio si era spazientito per i tempi lunghi per la pratica del figlio Francesco, gli aveva scagliato contro un fornelletto, aveva estratto un coltello, minacciando di “tagliarlo”: al che l’imputato afferrò un coltello da un mobiletto: “ho pensato solo a difendermi, colpendo entrambi con diversi fendenti”. Due giorni dopo sentito dal gip, Lastella accusò le vittime di rifornirlo di cocaina; riferì d’aver un debito di 2mila euro; parlò di richieste continue per saldare i conti; di minacce di morte nel box, ribadendo d’aver accoltellato i Dell’Olio per difendersi.
Ricostruzioni smentite dai familiari delle vittime sia sul debito di droga sia sulla legittima difesa; e che non ressero al vaglio dei giudici. Come scrisse il gup di Foggia nel motivare la condanna: “si deve affermare che i Dell’Olio non devono aver esercitato alcuna forma d’aggressione, e neppure di reazione. Non erano armati (il genitore il coltello lo aveva in tasca) e furono colpiti di sorpresa: l’unico a risultare armato è l’imputato che prima dell’arrivo di padre e figlio si sistemò in tasca 2 coltelli”. (tratto da lagazzettadelmezzogiorno.it)